Nel settembre 2014, la Food and Drug Administration (FDA), Agenzia statunitense per gli Alimenti e i Medicinali, ha liberalizzato l’uso del laser CO2 SmartXide2 della società italiana DEKA e del laser CO2 della società americana Cynosure, per “l’incisione, l’escissione, la vaporizzazione e la coagulazione dei tessuti molli del corpo”, in diverse specialità mediche, tra le quali la ginecologia e la chirurgia.

In seguito alla decisione della FDA, è stato messo in commercio il MonaLisa Touch, un sistema laser per il trattamento dell’atrofia vulvovaginale (VVA) e degli altri sintomi della sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM).

 

Un trattamento innovativo per l’atrofia vulvovaginale

 

Il trattamento per l’atrofia vulvovaginale consiste in tre brevi procedure, di 5-10 minuti ciascuna, effettuate a sei settimane di distanza l’una dall’altra. Il trattamento è indolore, non è quindi prevista anestesia né somministrazione di antidolorifici.

Questa innovativa tecnica necessita però di ulteriori studi che ne provino l’efficacia e, soprattutto, l’assenza di controindicazioni sul lungo periodo per la salute delle pazienti.

Attualmente, nel settore della terapia laser operano diverse aziende, tra cui:

  • Cynosure (MonaLisa Touch)
  • Fotona (IntimaLase / IncontiLase)
  • Syneron

 

Come agisce il laser?

 

L’azione del laser si basa sulla rimozione della pelle secca, la rivitalizzazione e la stimolazione del derma, per il rinnovamento del collagene, in modo analogo a quanto accade in alcune procedure di chirurgia plastica del viso.

Nonostante le rassicurazioni che provengono dalle aziende, gli studi clinici condotti sinora non danno indicazioni significative sugli effetti a lungo termine del trattamento, e non possono confermarne senza ombra di dubbio l’efficacia.

Gli studi clinici più importanti, attualmente disponibili, sono tre e in tutti i casi non si va oltre le tre settimane di trial.

Nel primo studio clinico del 2011 sono stati analizzati otto campioni vaginali di donne sottoposte a trattamento laser CO2 frazionato; la valutazione microscopica ha dimostrato un rimodellamento del tessuto connettivo vaginale senza danni ai tessuti circostanti.

Un secondo studio, della durata di 12 settimane, è stato condotto su cinquanta donne in post-menopausa con sintomi correlati a VVA, che non erano soddisfatte o non rispondevano alle tradizionali terapie con estrogeni, dimostrando che le tre applicazioni laser sono riuscite a migliorare la sintomatologia. Questo studio, però, ha preso in esame un piccolo campione di donne in un breve lasso di tempo: manca un monitoraggio di lungo periodo e un gruppo di confronto, entrambi elementi che avrebbero potuto dare informazioni importanti per la ricerca.

 

Le ultime indagini sulla terapia laser

 

Lo studio più recente è stato condotto nel 2015: sono state prese in esame 77 donne affette da VVA, monitorando la funzionalità sessuale e la qualità della loro vita, dopo essersi sottoposte al trattamento laser.

Sono stati valutati i miglioramenti della loro vita sessuale e sull’intensità dei sintomi causati dall’atrofia vulvovaginale, come bruciore vaginale, prurito vaginale, secchezza, dispareunia e disuria, con misurazioni prima e dopo il trattamento laser.

Diciassette delle venti donne (85%) che non erano sessualmente attive a causa dell’atrofia vulvovaginale sono tornate ad avere una vita sessuale normale. Anche questo studio, però, ha delle evidenti limitazioni, come l’assenza di un gruppo di controllo sottoposto a una terapia ormonale o a una finta terapia laser per valutare l’effetto placebo sulle pazienti. Dallo studio sono assenti tutti i fattori che avrebbero potuto aiutare a individuare elementi contraddittori.

Tutte queste indagini a breve termine hanno un evidente limite: non viene affrontato il potenziale rischio di complicanze a lungo termine.

Non è stato monitorato e valutato l’uso concomitante di prodotti intravaginali o farmaci sistemici, che potrebbero influenzare la salute vaginale e vulvare, come:

  • creme idratanti
  • lubrificanti
  • estrogeni locali
  • ormoni sistemici

Queste soluzioni potrebbero aver contribuito al miglioramento osservato con il trattamento laser.

 

Quali sono i rischi della terapia laser per la cura della VVA?

 

Quasi sempre, gli studi riportano solo i rischi “minimi” (la maggior parte delle donne riferisce qualche lieve rossore e gonfiore, e/o “qualche disagio” che scompare entro 1 o 2 giorni), e la procedura viene eseguita in regime ambulatoriale o di day-hospital.

Anche se la tecnologia laser può essere promettente per il futuro del trattamento dell’atrofia vulvovaginale, è necessario raccogliere ulteriori dati sull’efficacia e sulla sicurezza a lungo termine prima di abbracciare pienamente questa nuova soluzione terapeutica, che risulta essere anche abbastanza costosa.

Al momento, la spesa per i pazienti è piuttosto elevata, come anche i costi per i medici che desiderano mettere a disposizione la procedura per le proprie pazienti.

 

Fonte: www.medscape.com