Tra i “no” da dire in gravidanza, certamente c’è quello relativo al consumo di alcolici. Bere, anche moderatamente, può infatti causare gravi danni a mamma e bambino.

Parliamo, in particolare, della sindrome alcolica fetale, che colpisce il feto nei mesi della gestazione, provocando gravi anomalie cranio-facciali e un netto rallentamento della crescita. Non sono rari, anche i disturbi dello sviluppo neurologico, le disabilità comportamentali e neuro-cognitive.

 

Gli effetti dell’alcol sul feto

Pochi, anzi, pochissimi sono i minuti che passano dal bere al trasmettere l’alcol nel sangue del feto che, non potendolo metabolizzare perché privo degli enzimi adatti, accumula la sostanza con una reazione avversa del sistema nervoso e degli altri organi in formazione.

Uno studio italo-spagnolo ha sottolineato l’importanza di una corretta informazione, interrogando neonatologi e pediatri circa la pericolosità dell’alcol in gravidanza; il 60% dei professionisti italiani e circa l’80% di quelli spagnoli si sono definiti consapevoli, seppure alcuni di loro hanno ammesso di aver concesso alle donne gravide almeno un bicchiere di vino o di birra in particolari occasioni.  

Sarebbe, invece, meglio evitare. Da un’analisi su 607 neonati, condotta dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito di uno studio multicentrico, in collaborazione con le Unità di Neonatologia di 7 ospedali italiani, è emerso che circa 8 neonati su 100 sono ancora oggi esposti all’assunzione di alcol durante la vita intrauterina.

Si ritiene, inoltre, che tra le donne che bevono quantità rilevanti di alcol in gravidanza, una percentuale compresa tra il 4% e il 40% partorisca bambini affetti da danni provocati dagli abusi.

 

Le disabilità primarie della sindrome alcolica fetale

Le disabilità primarie della sindrome includono:

  • Dismorfismi facciali: facilmente evidenziabili tra gli 8 mesi e gli 8 anni (occhi piccoli e distanziati, naso corto e piatto, solco naso-labiale allungato e piatto, labbro superiore molto sottile, padiglioni delle orecchie scarsamente modellati, ipoplasia mascellare e mandibolare).
  • Ritardo nell’accrescimento: valori inferiori alla media per altezza, peso corporeo e circonferenza cranica, segno, questo, di un danno cerebrale; in alcuni casi, possono essere presenti anche malformazioni cardiache.
  • Anomalie nello sviluppo neurologico del sistema nervoso centrale: con alterazioni cognitive e comportamentali.

Le disabilità secondarie della sindrome alcolica fetale

 

Le disabilità secondarie compaiono più tardi nel corso della vita e sono la conseguenza di una mancata diagnosi, quindi, di un mancato trattamento delle disabilità primarie. Includono:

 

  • problemi di salute mentale (90%)
  • assenza di autonomia (80%)
  • esperienze scolastiche e lavorative fallimentari (60%)
  • isolamento (50%)
  • comportamento sessuale inappropriato (50%)

 

Come diagnosticare la sindrome alcolica fetale nel bambino?

Un team di ricercatori italo-spagnoli ha individuato un nuovo biomarcatore per la diagnosi precoce della sindrome: l’etilglucuronide, rintracciato nel meconio del neonato, raccolto nel suo primo o secondo giorno di vita.

 

Qual è la cura?

La sindrome è, purtroppo, una disabilità irreversibile e le terapie neuro-comportamentali sono mirate soltanto al miglioramento della vita familiare, adulta e lavorativa delle persone affette dal disturbo.

Per questa ragione, escludere dalle proprie abitudini le bevande alcoliche è una delle necessità più importanti per la salute del proprio piccolo.

 

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