
L’amenorrea
Indice
Con il termine amenorrea si fa riferimento a un disturbo legato al ciclo mestruale femminile, in cui la “a” posta inizialmente in modo privativo indica una condizione di assenza delle mestruazioni.
Di conseguenza, l’amenorrea non è una malattia, bensì un sintomo che rimanda ad alterazioni dello stato psico-fisico della paziente che ne soffre o alla presenza di eventuali patologie. In caso di assenza di mestruazioni, è possibile compiere una prima distinzione tra:
- le donne che non hanno mai avuto le mestruazioni (amenorrea primaria);
- le donne che hanno avuto le mestruazioni che, per qualche motivo, si sono improvvisamente interrotte (amenorrea secondaria).
La manifestazione clinica è la stessa: viene a mancare il flusso mestruale. Ciò che differenzia le due forme è la causa che sta all’origine, che potrebbe essere accompagnata da altri sintomi in grado di aiutare il medico ginecologo a selezionare gli esami di approfondimento più adeguati per giungere a una diagnosi corretta.
Una volta risaliti all’origine del problema, si può stabilire una terapia mirata alla correzione e/o al trattamento del disturbo specifico.
Tipologie di amenorrea
Come accennato, l’amenorrea si distingue in due tipologie:
Amenorrea primaria
Le mestruazioni non si sono mai manifestate, nonostante la paziente abbia raggiunto l’età e, di conseguenza, la giusta maturazione sessuale. Per la precisione, si parla di assenza di menarca (primo flusso mestruale) dopo i 18 anni;
Amenorrea secondaria
Le mestruazioni non si presentano per almeno 6 mesi consecutivi in una donna che, in precedenza, mostrava un normale flusso mestruale mensile.
Oligomenorrea
Si parla di oligomenorrea quando i cicli mestruali sono sporadici, meno di 6-8 nel corso dell’anno, cioè quando l’intervallo tra una mestruazione e l’altra non è regolare ma è comunque inferiore ai 6 mesi.
Quali sono le cause di amenorrea primaria?
L’amenorrea primaria è una condizione rara ed eccezionale che, di norma, è correlata a una serie di patologie sottostanti più o meno complesse; queste possono essere raggruppate in:
- sindromi genetiche correlate a un alterato sviluppo delle gonadi: sono gli organi responsabili della produzione ormonale sia negli uomini, che nelle donne. Le principali sono:
- Sindrome di Turner: patologia femminile in cui l’assetto cromosomico, che normalmente è 46 XY, diventa 45 X0; questo va ad alterare lo sviluppo delle ovaie, che perdono la loro capacità di produrre sufficienti ormoni femminili;
- Sindrome di Swyer: alterazioni che coinvolgono il cromosoma Y maschile;
- Sindrome di Rokitansky: alterazione nello sviluppo fetale delle ovaie;
patologie a carico del surrene: si tratta della cosiddetta iperplasia surrenale congenita, che comporta un’alterazione dell’equilibrio nella produzione di androgeni e altri ormoni dell’organismo;
- mancata stimolazione delle gonadi: si fa riferimento alle gonadi “normali”, stimolate da parte del sistema nervoso centrale (in particolare da ipofisi e ipotalamo) per via di tumori, lesioni traumatiche e altro;
- condizioni transitorie e soggettive: si tratta di stress, eccessivo esercizio fisico o disturbi alimentari come anoressia nervosa e bulimia.
Quali sono le cause di amenorrea secondaria?
L’amenorrea secondaria è una condizione più frequente che presenta, alla base, numerose situazioni cliniche più o meno diffuse, più o meno transitorie che qualsiasi donna potrebbe affrontare nel corso della sua vita. Le cause principali, in ordine di frequenza, sono:
- cause naturali: coincidono con situazioni parafisiologiche e rientrano nei parametri di “normalità” senza scadere nella patologia:
- gravidanza, cioè è la causa più comune, che determina un’assenza di flusso mestruale per almeno 6 mesi consecutivi;
- allattamento al seno;
- menopausa fisiologica;
- sindrome dell’ovaio policistico: è la seconda causa in ordine di frequenza e si tratta di una condizione in cui, in sintesi, le ovaie non sono in grado di ovulare mensilmente in maniera ciclica; di conseguenza, generano dei cicli anovulatori e comportano assenza di flusso mestruale;
- altre alterazioni di natura ormonale:
- aumento della prolattina;
- alterazioni surrenaliche, come la Sindrome di Cushing che provoca un aumento della produzione di cortisolo;
- patologie della tiroide;
- incapacità dell’ovaio di sostenere una normale produzione ormonale a seguito, per esempio, di una menopausa precoce o farmacologica, di tumori all’ovaio o di chemioterapia;
- altre cause: in questo gruppo finale rientrano condizioni molto comuni, più facilmente risolvibili, come:
- stress eccessivo, che può aumentare i livelli di cortisolo;
- eccessivo esercizio fisico, che può comportare l’aumento di cortisolo e prolattina;
- anoressia nervosa o condizione di sottopeso;
- obesità e sovrappeso;
- assunzione di alcuni farmaci, come pillole contraccettive e spirale ormonale o, ancora, chemioterapia e radioterapia.
Quali sono i sintomi dell’amenorrea?
Il sintomo più evidente e comune dell’amenorrea è, ovviamente, l’assenza del flusso mestruale; in base, però, all’origine scatenante, è possibile che si manifestino altri segni in grado di aiutare il ginecologo a ottenere una diagnosi precisa:
- se si tratta di anoressia nervosa, l’indice di massa corporea risulta decisamente inferiore rispetto a quello fisiologico;
- se si tratta della sindrome dell’ovaio policistico, si manifestano anche irsutismo (aumento della comparsa dei peli), iper-insulinemia e aumento di peso corporeo;
- se si tratta di un aumento dei livelli di prolattina, possono insorgere disturbi della vista, mal di testa e inspiegabili perdite di latte dal seno;
- se si tratta di alterazioni genetiche delle gonadi, le bambine subiscono una vera e propria virilizzazione fin dalla nascita, tanto da arrivare a parlare di pseudoermafroditismo femmibile. Nei casi più gravi, si altera il bilancio idrico e salino, con la conseguente comparsa di ipertensione e crisi ipertensive.
Come si ottiene la diagnosi di amenorrea?
Quando si ha a che fare con l’amenorrea secondaria, il medico ginecologo richiede solitamente l’esecuzione di un dosaggio della beta-HCG su sangue per escludere, in primis, una gravianza; successivamente, si passa a una serie di dosaggi ormonali. Tra gli esami più utili rientrano:
- funzionalità tiroidea (TSH e FT3);
- funzionalità ovarica (LH, FSH, estradiolo);
- testosterone ed altri ormoni (come il DHEA).
Insieme alle indagini di laboratorio, in alcuni casi, è possibile ricorrere anche a tecniche di imaging come:
- ecografia pelvica, che può aiutare a valutare il grado di maturazione delle ovaie e l’eventuale presenza di ovaio policistico;
- risonanza magnetica cerebrale, che consente di individuare l’eventuale presenza di lesioni a carico di ipofisi e ipotalamo;
- studio del cariotipo, che permette di valutare l’assetto cromosomico e, quindi, genetico della paziente.
Come si cura l’amenorrea?
Le cure e i trattamenti per l’amenorrea variano in base alla tipologia e alla causa scatenante: in presenza di amenorrea primaria, tenendo conto dell’età e dei risultati ottenuti dai test di funzionalità ovarica, il ginecologo potrebbe suggerire o di attendere, o di intervenire con la somministrazione di farmaci specifici; quando si ha a che fare con patologie genetiche, poi, la situazione si complica. In generale, il ginecologo potrebbe valutare una terapia ormonale con l’obiettivo di ripristinare, nei limiti del possibile, una condizione quanto più simile alla normalità.
Nei casi più estremi, si può anche ricorrere alla chirurgia per evitare e prevenire ulteriori complicazioni.
In caso di amenorrea secondaria, invece, la maggior parte delle forme disfunzionali (dall’ovaio policistico all’anoressia) può essere trattata e risolta momentaneamente o definitivamente andando a modificare lo stile di vita e, al contempo, associando una terapia ormonale specifica.
In presenza di tumori ovarici o ipofisari è necessario l’intervento chirurgico. Infine, se la paziente soffre di anoressia nervosa e/o tende a compiere un eccessivo esercizio fisico, allora è fondamentale il supporto psicologico.
Si può prevenire l’amenorrea?
La risposta è: non sempre. Se si tratta di amenorrea primaria con cause genetiche è, ovviamente, impossibile prevenire; in altri casi, però, è possibile adottare un corretto stile di vita e sane abitudini quotidiane per ridurre, più che altro, il rischio di sviluppare quelle patologie che, a loro volta, comportano amenorrea. I principali consigli prevedono:
- l’adozione di un’alimentazione corretta omnicomprensiva;
- raggiungere e mantenere un adeguato indice di massa corporea;
- idratarsi adeguatamente;
- praticare attività fisica con regolarità evitando, però, gli eccessi.
Come sbloccare il ciclo che non arriva?
Se le mestruazioni tardano ad arrivare, anche più volte nel corso del tempo, non è assolutamente detto che si soffra necessariamente di una patologia specifica (come l’ovaio policistico); a volte il ritardo è dovuto a un accumulo di stress, a un’alimentazione scorretta o a semplici “intoppi fisiologici”.
In ogni caso, esistono alcuni rimedi naturali in grado di stimolare il ciclo, ma la loro efficacia non è scontata tanto che, se la situazione dovesse perdurare, è necessario rivolgersi al proprio medico ginecologo.
Un primo rimedio naturale consiste, come accennato, nel seguire un’alimentazione sana ed equilibrata.
Al contempo, anche una costante attività fisica può contribuire alla stimolazione del ciclo mestruale.
Infine, dato che l’assenza o il ritardo delle mestruazioni può essere dovuto (spesso e volentieri) da un forte stress, è consigliato praticare yoga o pilates e sottoporsi a un ciclo di massaggi rilassanti, soprattutto nella zona addominale se non ad essere na psicoterapia nei casi più resistenti.
Chi soffre di amenorrea può rimanere in gravidanza?
Considerando che l’amenorrea non coincide necessariamente con la mancanza di ovulazione, non è detto che in assenza di ciclo mestruale non si possa rimanere incinta. Bisogna tenere a mente che l’impossibilità di concepire e, quindi, una condizione di infertilità si presenta solo in caso di amenorrea anovulatoria che, appunto, comporta una mancanza di ovulazione.
Quando non arriva il ciclo e non si è in gravidanza?
Come detto in precedenza, un ritardo delle mestruazioni non indica necessariamente lo stato di gravidanza; escludendo questo (eseguendo un test specifico o direttamente un esame del sangue), è altamente probabile che si tratti di stress psico-fisico, oppure di una conseguenza legata alla diminuzione di peso a seguito di diete drastiche. In ogni caso, solo il ginecologo può svolgere gli accertamenti adeguati e risalire alla causa scatenante.
Quanto può ritardare il ciclo con lo stress?
Se la causa scatenante del ritardo del ciclo mestruale è da imputare allo stress, probabilmente la situazione si protrarrà non solo di qualche giorno, ma anche di alcuni mesi. In pratica, se non si elimina la fonte di stress, è altamente probabile che il ciclo mestruale continui a non arrivare.
Perché ho dolori da ciclo ma non arrivano?
Chi soffre di sindrome premestruale sa perfettamente che alcuni dolori compaiono giusto qualche prima o in corrispondenza delle prima perdite di sangue; i sintomi, quindi, non causano alcuna preoccupazione, perché tendono a scomparire con la fine delle mestruazioni.
Qualche sospetto può sorgere quando si hanno i classici “dolori da ciclo” ma quest’ultimo non si fa vivo. In ogni caso, non c’è da allarmarsi, perché può capitare che i crampi si presentino apparentemente senza ragione, mentre i motivi più comuni sono i seguenti:
- interruzione di un contraccettivo: si possono verificare degli sbalzi ormonali che vanno a influenzare la regolarità del ciclo, ritardandola;
- gravidanza: i classici dolori del ciclo sono molto simili a quelli avvertiti all’inizio di una gravidanza, soprattutto mal di testa, mal dis chiena, seno gonfio e sbalzi d’umore;
- cambio di stagione: i fastidi possono insorgere anche a seguito del cambio di temperatura, soprattutto quando avvengono drastici sbalzi climatici;
- endometriosi: la presenza di forti dolori, crampi, gonfiore addominale e assenza di ciclo potrebbe indicare patologie dell’apparato riproduttivo femminile.
Perché non mi viene il ciclo ma ho perdite bianche?
Il ritardo o l’assenza del ciclo associati alle perdite bianche possono essere sinonimo di gravidanza; in questo caso, le perdite consistono in secrezioni biancastre e inodori. Nel caso in cui fossero maleodoranti, giallognole o presentino tracce di sangue, potrebbe trattarsi di un sintomo riconducibile a un’infezione. Il consiglio è di rivolgersi al proprio ginecologo.
Cosa succede se non ti viene il ciclo per due mesi?
Il ritardo del ciclo, come già spiegato, può essere causato da diversi motivi, in primis lo stress; se è già al secondo mese di ritardo, per scrupolo, si può eseguire un test di gravidanza così da accertare o escludere una prima causa. Se il test dovesse risultare negativo, ci si può rivolgere al proprio ginecologo per, eventualmente, effettuare ulteriori test ed esami.
Quando bisogna preoccuparsi per il ritardo del ciclo?
Non bisogna allarmarsi al primo mese di ritardo del ciclo; tenendo conto che, spesso, alla base di un ritardo ci sono cause di natura psicologica, o legate al cambio di stagione, si può temporeggiare cercando di rilassarsi il più possibile. Nel caso in cui il ritardo dovesse superare i 3 mesi, allora è meglio consultare il proprio ginecologo che, sicuramente, richiederà l’esecuzione di test ed esami specifici.
Quali esami fare in assenza di ciclo?
Quando le mestruazioni tardano ad arrivare e “spariscono” per oltre 3 mesi, è opportuno eseguire i seguenti esami:
- funzionalità tiroidea (TSH e FT3);
- funzionalità ovarica (LH, FSH, estradiolo);
- testosterone ed altri ormoni maschili (come il DHEA).
Quali tumori bloccano il ciclo?
Tendenzialmente, a bloccare il ciclo sono quasi sempre cause abbastanza risolvibili. Se si ha a che fare con patologie più gravi e complesse, invece, è il tumore pituitario a bloccare il ciclo: si tratta di un tumore non canceroso, quindi benigno, nella ghiandola pituitaria, che può interferire con la regolazione ormonale delle mestruazioni.
Non sono da escludere gli altri tumori dell’apparato riproduttivo femminile (tumore dell’utero, tumore della cervice, tumore delle ovaie) ma, in alcuni casi, questi possono provocare l’esatto opposto, cioè perdita di sangue in grandi quantità, se non emorragie vere e proprie.
Quando il ciclo non arriva si ingrassa?
L’assenza o il ritardo del ciclo, fisiologicamente, non comporta l’aumento di peso. Quest’ultimo, in realtà, può verificarsi in presenza di altre condizioni, quali:
- sindrome dell’ovaio policistico, poiché comporta un disordine endocrino e, di conseguenza, squilibri ormonali e alterazioni sistemiche;
- Sindrome di Cushing, che provoca un eccesso di cortisolo;
- interruzione di un contraccettivo ormonale;
- interruzione di altre terapie farmacologiche, che possono riportare la paziente all’originaria situazione di amenorrea causandole, anche, aumento di peso e ritenzione idrica.

AUTORE
Dott.ssa Cristina Passadore
Ginecologo Milano
La Dott.ssa Cristina Passadore è una specialista in Ginecologia e Ostetricia con oltre due decenni di esperienza a Milano. Con una vasta esperienza clinica accumulata in istituzioni prestigiose come l’Istituto Europeo di Oncologia e l’Ospedale San Raffaele.
Il suo interesse per il benessere completo della donna, sia fisico che spirituale, si riflette nell’approccio olistico e attento che adotta con ogni paziente. La Dott.ssa Passadore è anche una Specialista Referente del Consolato Americano per la cura di pazienti stranieri e una Consulente Tecnica d’Ufficio del Tribunale di Milano.