L’amniocentesi è un esame diagnostico molto diffuso che si effettua per la diagnosi
prenatale: permette di individuare anomalie dei cromosomi come la sindrome di Down, la
sindrome di Edwards e la sindrome di Patau per ricordare le cromosomopatie più
frequenti.
Durante tutta la gravidanza il feto è circondato dal liquido amniotico che ha la funzione di
proteggerlo e di apportargli le sostanze necessarie per il suo sviluppo. Il liquido amniotico
contiene cellule fetali che possono dare informazioni importanti sulla salute del bambino:
l’esame delle cellule fetali di sfaldamento presenti nel liquido amniotico può dirci se il
numero e la forma dei cromosomi rientrano nella norma.

Come si esegue l’amniocentesi?

La procedura per l’amniocentesi è molto semplice, consiste in un prelievo di liquido
amniotico con un ago sottile che viene inserito attraverso l’addome con la guida
dell’ecografo, fino al sacco amniotico che contiene il liquido.
Il liquido prelevato (solitamente sono sufficienti una o due siringhe) viene poi inviato in
laboratorio per essere esaminato.

Quanto tempo è necessario per avere i risultati dell’amniocentesi?

Sono di solito necessari quindici giorni lavorativi per avere i risultati dell’amniocentesi.
Questo lasso di tempo è dovuto alla necessità di far crescere le cellule in laboratorio prima
di poterle analizzare.

Quando fare l’amniocentesi?

Il prelievo di liquido amniotico può essere fatto dalla 16° alla 18 settimana, si parla in
questo caso di amniocentesi precoce. Si parla invece di amniocentesi tardiva quando il
prelievo viene eseguito dopo la 20° settimana di gestazione.

L’amniocentesi comporta dei rischi?

L’amniocentesi è un esame solitamente molto sicuro tuttavia comporta una percentuale,
seppure minima, di rischi.
Il rischio che più spaventa le pazienti è quello abortivo. Anche se una maggiore probabilità
di aborto può spaventare le pazienti, bisogna tenere presente che, secondo gli ultimi studi,
le donne che si sottopongono ad amniocentesi hanno un rischio di aborto superiore dello
0,06% rispetto alle donne che non eseguono il test.
La percentuale di rischio quindi è veramente molto bassa ed è ben lontana dall’1%
registrato dagli studi precedenti.
Anche gli altri possibili rischi rappresentano eventualità molto rare che, tuttavia, sono
presenti e vanno ricordate per poter prendere una decisione consapevole:

• rischio di infezioni;
• rischio di emorragia e di conseguente contatto tra il sangue materno e il sangue del
feto;
• rischio di sanguinamenti e perdite di liquido amniotico.
Se si avvertono sintomi come brividi, febbre, perdite vaginali o crampi nei giornali
successivi al prelievo è opportuno contattare subito il proprio ginecologo.

È necessario stare a riposo dopo l’amniocentesi?

Consiglio alle mie pazienti di evitare sforzi eccessivi nei due giorni successivi al prelievo e
di trattenersi per qualche minuto nel mio studio subito dopo il prelievo.