
Fumare in gravidanza
Indice
I rischi per mamma e figlio
Secondo le statistiche, nell’età compresa tra i 15 e i 44 anni, quasi 1 donna su 5 e più di 1 uomo su 4 sono consumatori abituali di sigarette. Di conseguenza, 1 bambino su 4 è esposto al fumo passivo presente nella propria casa diventando, inevitabilmente, anch’egli un fumatore.
Cosa comporta tutto questo? Quali sono i rischi che corre una donna che continua a fumare anche in gravidanza? Quali sono le conseguenze sia per lei, sia per il nascituro?
Fumo in gravidanza e fertilità femminile
In primo luogo, il fumo influisce sulla fertilità femminile: le sostanze tossiche contenute nel tabacco, come il benzopirene e la nicotina, vanno ad accumularsi nelle ovaie (in particolare nel liquido follicolare che racchiude gli ovociti), provocano danni al loro DNA e rendono gli ovociti inadatti al concepimento, oppure portatori di difetti genetici che potrebbero essere trasferiti all’embrione.
Una donna fumatrice impiega mediamente più tempo per concepire, con un ritardo direttamente proporzionale al numero di sigarette che fuma al giorno ed entra in menopausa circa 4 anni prima rispetto a una non fumatrice.
La nicotina ha un effetto vasocostrittore, quindi riduce l’apporto di sangue e di ossigeno alla mucosa dell’utero che, di conseguenza, diventa meno ricettiva nei confronti dell’embrione; pertanto, si abbassa la probabilità che l’ovocita fecondato riesca a impiantarsi sia in caso di concepimento spontaneo, sia in caso di PMA.
Fumo e fertilità maschile
Il fumo di tabacco non risparmia neanche la fertilità maschile, poiché ogni sigaretta fumata non fa altro che ridurre il numero di spermatozoi e li espone al rischio di alterazioni genetiche. La probabilità di concepire, quindi, si abbassa.
Si può fumare la sigaretta elettronica in gravidanza?
A interferire con la fertilità maschile e femminile e con lo stato di gravidanza non sono solo le sigarette tradizionali, ma anche le sigarette elettroniche di ultima generazione, cioè dispositivi che vaporizzano un liquido aromatizzato che può contenere o meno nicotina. Alcune di queste sostanze, stando ai risultato delle ricerche, abbasserebbero la capacità della mucosa di accogliere l’ovocita fecondato.
Per quanto riguarda gli uomini, invece, l’utilizzo delle sigarette elettroniche provoca l’infiammazione del tessuto dei testicoli e una minore concentrazione degli spermatozoi.
Conseguenze del fumo in gravidanza per il nascituro
Molte donne smettono di fumare non appena scoprono di essere in gravidanza; altre, invece, non riuscendo proprio a eliminare questo “vizio” dalla loro routine giornaliera, continuano a fumare, seppur diminuendo il numero di sigarette giornaliere.
Eppure, non esiste un numero consentito di sigarette da poter fumare ogni giorno; per evitare qualunque rischio e qualsiasi conseguenza spiacevole, l’unica soluzione sta nell’eliminare del tutto tabacco e sostanze nocive contenute al suo interno. In caso contrario, i principali rischi ai quali si espone il nascituro sono i seguenti:
Fumo in gravidanza e cancro
Se la mamma continua a fumare anche in gravidanza, aumenta il rischio che il nascituro possa ammalarsi di cancro al naso, ai reni e alla vescica. Questi ultimi due organi, in particolare, risultano maggiormente esposti alle sostanze cancerogene in fase di crescita, mentre il tumore al naso è provocato prevalentemente dal fumo passivo respirato durante l’infanzia.
Fumo in gravidanza e parto prematuro
Il fumo aumenta del 6,7% il rischio di parto pretermine: 1 bambino su 7 nato da madre fumatrice nasce prematuro, intorno al 20%, mentre il 15% delle nascite premature si possono facilmente ricondurre al consumo di sigarette in gravidanza.
Fumo in gravidanza, morte fetale e morte in culla
Una donna in gravidanza che fuma più di 20 sigarette al giorno incorre nel rischio di un distacco della placenta che comporta, a sua volta, la morte del feto. Secondo gli studi, il 25% delle morti fetali e il 20% delle morti bianche potrebbero essere evitati se le donne fumatrici riuscissero a smettere di fumare entro la 16esima settimana di gravidanza.
Fumo in gravidanza e malformazioni
Un feto, i cui organi si stanno ancora sviluppando e non sono ancora quindi del tutto maturi, è decisamente più sensibile ai danni del fumo rispetto a un adulto. Anche una sua eventuale disintossicazione risulta più difficoltosa, poiché non possiede ancora i sistemi enzimatici necessari. Di conseguenza, il feto subisce il fumo passivo che, alla lunga, potrebbe causargli gravi malformazioni; basti pensare che il rischio di labbro leporino raddoppia se una donna incinta fuma da 1 a 10 sigarette al giorno.
Fumo in gravidanza e disturbi della crescita
Come accennato inizialmente, la nicotina riduce l’apporto di sangue e ossigeno alla placenta; così facendo, i tessuti del feto non riescono a svilupparsi normalmente comportando un ritardo nella crescita e uno scarso aumento di peso.
Solitamente, infatti, i figli delle donne fumatrici non sono particolarmente alti, la circonferenza del loro cranio è ridotta e alla nascita pesano almeno 200 grammi in meno rispetto al normale.
Fumo in gravidanza e problemi ai polmoni
Continuare a fumare in gravidanza, poi, influisce negativamente sullo sviluppo polmonare del feto: il 28% dei bambini colpiti sviluppa, nel primo anno di vita, almeno un disturbo di natura asmatica a carico delle vie respiratorie.
Fumo in gravidanza e futura dipendenza dalla nicotina
I bambini nati da madri fumatrici hanno più recettori nicotinici nel cervello; questo li spinge a diventare a loro volta fumatori incalliti nel momento in cui, magari in adolescenza, dovessero decidere di provare (anche solo per gioco) a fumare.
Fumo in gravidanza e danni alle cellule
Alcune sostanze dannose presenti nel fumo di tabacco sono in grado di oltrepassare la placenta e di entrare nella circolazione sanguigna del bambino; tra queste rientra il monossido di carbonio, che interrompe il trasporto di ossigeno nel sangue mettendo seriamente a rischio la vita del feto.
Fumo in gravidanza e allergie
Il fumo di tabacco favorisce lo sviluppo di allergie, capaci di tramandarsi anche per più generazioni. Questo accade perché una donna che fuma in gravidanza (come già accennato) danneggia il patrimonio genetico degli ovuli dai quali, poi, si svilupperanno feti particolarmente predisposti alle allergie.
Fumo in gravidanza e problemi di comportamento
Nonostante non esistano certezze scientifiche, si pensa possa esistere una correlazione tra fumo in gravidanza e problemi psichici nel nascituro. Alcuni studi in merito hanno evidenziato che i figli di madri fumatrici ottengono risultati scolastici peggiori e mostrano disturbi caratteriali particolarmente notevoli: sono disattenti, impulsivi e iperattivi.
Assolutamente confermato il fatto che la nicotina danneggi i recettori nel cervello del feto con conseguente rischio di comparsa di ADHD, cioè della Sindrome della mancanza di attenzione e dell’iperattività.
Fumo passivo in gravidanza: rischi e complicazioni
Nel caso in cui la mamma non fosse una fumatrice ma, intorno a lei, vi siano persone che consumano quotidianamente un gran numero di sigarette, allora il fumo si ritrova anche nell’ambiente del fumo. Questo è il cosiddetto fumo passivo che, anche se da lontano e in modo indiretto, espone comunque il feto alle tossine che rimangono su pelle e vestiti.
Per questo è molto importante che, nel corso della gravidanza, anche il papà fumatore smetta di fumare; se entrambi i genitori riescono in questa impresa, riducono il rischio di SIDS, cioè la morte bianca del neonato, oltre che innumerevoli problemi respiratori a suo carico.
Come smettere di fumare in gravidanza?
Trattandosi di una vera e propria dipendenza, smettere di fumare non è sempre un’operazione semplice e immediata. Certamente, il fatto di trovarsi in stato di gravidanza e di portare dentro di sé una nuova vita dovrebbero essere già due valide motivazioni per spingere la madre ad astenersi completamente.
Tuttavia, può capitare che la gravidanza non sia stata programmata, o che la neo-mamma non si sia accorta immediatamente di essere in stato interessante. Come rimediare?
Alcune donne riescono a smettere autonomamente, altre hanno bisogno del supporto di una figura qualificata. A tal proposito, è possibile rivolgersi a uno psicoterapeuta o a un Centro Antifumo, convenzionato con l’ISS, entrambi di grande aiuto in casi come questi.
Nel frattempo, è possibile seguire questi 5 semplici consigli:
- concentrarsi sul nascituro: quando si ha voglia di una sigaretta, bisogna subito pensare alla nuova vita che sta per arrivare e al desiderio che sia in perfetta salute;
- fare un elenco dei rischi: se la tentazione diventa troppo forte, si possono prendere carta e penna e stilare un elenco di tutti i rischi (anche i peggiori) che il fumo comporta alla propria salute e a quella del bambino;
- pensare a un’alternativa: quando il desiderio di fumare diventa impellente, si deve ricorrere a un piano B, che può prevedere una passeggiata all’aria aperta, mangiare un gelato o fare un bagno rilassante;
- registrare i progressi: se la mamma è un’ex fumatrice o sta cercando di smettere, è importante segnare tutto nero su bianco, così da tenere bene a mente scadenze, progressi e piccole vittorie;
- premiarsi: una volta raggiunto l’obiettivo, che può consistere inizialmente nella riduzione delle sigarette quotidiane e, infine, nella loro eliminazione, è giusto farsi un regalo come un gelato, un massaggio rigenerante o una serata al cinema.
Ovviamente, questi consigli non valgono solo per la futura mamma, ma anche per il futuro papà e non solo per via dei danni provocati dal fumo passivo, ma soprattutto per lo spirito di squadra che deve caratterizzare una famiglia che si allarga. I genitori devono essere complici e solidali tra loro e combattere questa battaglia insieme.

AUTORE
Dott.ssa Cristina Passadore
Ginecologo Milano
La Dott.ssa Cristina Passadore è una specialista in Ginecologia e Ostetricia con oltre due decenni di esperienza a Milano. Con una vasta esperienza clinica accumulata in istituzioni prestigiose come l’Istituto Europeo di Oncologia e l’Ospedale San Raffaele.
Il suo interesse per il benessere completo della donna, sia fisico che spirituale, si riflette nell’approccio olistico e attento che adotta con ogni paziente. La Dott.ssa Passadore è anche una Specialista Referente del Consolato Americano per la cura di pazienti stranieri e una Consulente Tecnica d’Ufficio del Tribunale di Milano.