
Displasia cervicale: sintomi, diagnosi, prevenzione e trattamento
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In ambito medico, con il termine displasia si indica un disordine nella struttura e nell’organizzazione di un organo o di un tessuto che può influenzarne anche le funzioni. In particolare, la displasia è un’alterazione delle cellule che compongono in tessuto in termini di dimensione, forma, numero e disposizione; questi cambiamenti possono essere rilevati tramite un esame istologico, cioè con il prelievo di una parte di tessuto da osservare successivamente al microscopio.
Nello specifico, la Displasia Cervicale consiste in una crescita disordinata e anomala delle cellule superficiali della cervice uterina; non a caso, il termine “plasia” significa proprio crescita, mentre “displasia” crescita cellulare disordinata.
Quando si osserva una cervice normale, il rivestimento cellulare superficiale (cioè l’epitelio) è ricoperto da strati di cellule che si distribuiscono in modo omogeneo; lo strato più profondo è composto da cellule giovani di forma tondeggiante che, durante il loro processo di maturazione, salgono in superficie e assumono una forma più piatta. In caso di displasia cervicale viene a mancare questo procedimento di crescita ben organizzato.
Differenza tra displasia cervicale lieve, moderata e grave
La displasia cervicale, in base alla densità delle cellule displastiche presenti in un tessuto, viene classificata in 3 gradi differenti:
- displasia di grado lieve: la densità di cellule displastiche è irrisoria; l’epitelio presenta una stratificazione normale, ma le cellule basali (cioè quelle presenti negli strati inferiori) sono alterate nel numero e nell’aspetto (sono più voluminose e ipercromatiche);
- displasia di grado moderato: la densità delle cellule displastiche è discreta; la stratificazione dell’epitelio presenta maggiori variazioni, ma sempre in forma moderata;
- displasia di grado severo: la densità delle cellule displastiche è elevata; la stratificazione dell’epitelio è caratterizzata da profonde alterazioni e le cellule presentano un nucleo altamento ipercromatico, irregolare e voluminoso.
Mentre la displasia di grado lieve prevede un processo displastico a uno stadio ancora precoce, nella displasia di grado severo il processo displastico è a un livello piuttosto avanzato. Di conseguenza, la displasia di grado severo è quella che più facilmente tende a trasformarsi in una neoplasia maligna.
Non a caso, la displasia viene anche chiamata “lesione precancerosa” proprio perché precede il cancro del collo dell’utero, in presenza del quale non solo lo spessore dell’epitelio è totalmente disordinato, ma le cellule anomale lo oltrepassano per diffondersi nel tessuto sottostante. Da qui, possono migrare verso altre parti del corpo e “metastatizzare”.
Cause e fattori di rischio della displasia cervicale
Perché insorge la displasia cervicale? Le cause sono diverse e includono un determinato numero di fattori di rischio, quali:
- promiscuità sessuale;
- storia di infezione genitale da virus (come l’herpes e l’HPV);
- fumo;
- farmaci che sopprimono il sistema immunitario.
Le donne che contraggono la patologia possono presentare uno, alcuni o nessuno di questi fattori appena citati.
Al momento, la causa più comune della displasia cervicale risiede nell’infezione genitale dal virus del papilloma umano (HPV) che, solitamente, viene trasmesso attraverso i rapporti sessuali. Alcune tipologie di HPV possono causare condilomi, cioè delle piccole escrescenze cutanee, simili a piccoli cavolfiori, localizzate sulla cute della vulva, nell’area perianale, sulla superficie della vagina e/o dell cervice; altri tipi di HPV, invece, possono “trasformare” le cellule della cervice uterina causando, così, l’insorgenza della displasia.
Un altro fattore di rischio molto rilevante è il fumo: una donna affetta da displasia cervicale, infatti, dovrebbe smettere totalmente di fumare. Continuare a farlo implicherebbe non solo una displasia cervicale ricorrente (nonostante il trattamento), ma anche l’aumento della probabilità di sviluppare una displasia o un cancro in altre zone come la vagina, la vulva, i polmoni, lo stomaco.
Sintomi della displasia cervicale
Nella maggior parte dei casi, le lesioni da HPV sono del tutto asintomatiche; i segni iniziano a insorgere quando, purtroppo, si evolve in cancro cervicale.
In presenza, invece, di lesioni cutanee come condilomi e verruche, è possibile osservarle nella zona ano-genitale; inoltre, tendono a irritarsi o infiammarsi a seguito di continuo grattamento o per via dello sfregamento con gli abiti.
Infine, se si manifestano sintomi come sanguinamento vaginale o dolore nella zona inferiore della schiena, allora probabilmente la patologia potrebbe trovarsi a uno stato già avanzato.
Come prevenire la displasia cervicale
Attualmente sono disponibili diversi test di screening da eseguire per individuare la presenza di displasia cervicale e prevenire efficacemente il tumore della cervice ed eventuali decessi. I due esami maggiormente utilizzati sono:
- test dell’HPV: viene analizzato un campione della cervice per valutare se siano presenti ceppi di HPV, principale causa dei tumori alla cervice;
- Pap test: le cellule della cervice vengono analizzate al microscopio per determinare se alcune di esse siano anomale o cancerose, in modo da trattarle adeguatamente e tempestivamente per prevenire una loro progressione in senso maligno.
Grazie all’introduzione del pap test tra i vari esami di screening, i decessi causati dal tumore alla cervice si sono ridotti di oltre il 50% in tutti i Paesi che permettono di eseguirlo regolarmente.
A chi è rivolto lo screening
I test di screening del tumore alla cervice sono raccomandati a tutte le donne a partire dai 21-25 anni di età. Si eseguono solitamente ogni 3-5 anni, a seconda dell’età e della tipologia di esame. Si possono interrompere superati i 65 anni, ma solo se nei 10 anni precedenti i risultati ottenuti non hanno riscontrato anomalie.
Le donne che si sono sottoposte a un’isterectomia totale (che prevede l’asportazione dell’utero e della cervice) e non hanno mai manifestato un tumore della cervice o lesioni di natura precancerosa, possono non eseguire il test dell’HPV e il pap test.
Vaccino anti-HPV
Il vaccino anti-HPV è una soluzione in grado di fornire l’immunità contro i tipi di HPV che causano la maggior parte dei tumori alla cervice, le verruche genitali e i tumori dell’ano, della vagina, del pene, della gola e dell’esofago.
Il vaccino dovrebbe essere somministrato prima dell’inizio dell’attività sessuale, ma anche i soggetti sessualmente attivi possono (anzi, dovrebbero) vaccinarsi. I medici raccomandano la vaccinazione intorno agli 11-12 anni, ma si può anticipare anche a 9 anni.
Ai soggetti con un’età inferiore ai 15 anni vengono somministrate due dosi a 6-12 mesi di distanza l’una dall’altra, mentre ai soggetti con un’età compresa tra i 15 e i 26 anni vengono somministrate tre dosi (la prima segue la seconda dopo due mesi, la terza avviene a sei mesi dalla seconda).
Uso del preservativo
Infine, per prevenire la displasia cervicale e, successivamente, un eventuale carcinoma, è indispensabile l’utilizzo del preservativo durante i rapporti sessuali. Quest’ultimo, infatti, contribuisce a evitare la trasmissione dell’HPV, nonostante non copra tutte le aree che potrebbero essere infettate: l’HPV, infatti, può essere trasmesso per via orale, genitale o anale, quindi il preservativo non garantisce totale protezione contro l’HPV. Per il resto, quindi, bisogna semplicemente utilizzare il buon senso, senza rinunciare a una sana vita sessuale, ma procedendo seguendo sempre le dovute accortezze.
Diagnosi della displasia cervicale
Per diagnosticare la presenza di displasia cervicale e prevenire una sua trasformazione in cancro, il Sistema Sanitario Nazionale offre a tutte le donne con un’età compresa tra i 25 e i 64 anni la possibilità di eseguire gratuitamente un pap test ogni 3 anni; quest’esame consiste nella raccolta di alcune cellule cervicali che, successivamente, vengono analizzate in laboratorio tramite microscopio. I risultati ottenuti (oltre all’esito negativo) possono essere diversi:
- displasia cervicale di grado lieve, che richiede un l’esecuzione di un ulteriore pap test;
- displasia cervicale di grado moderato o severo, che necessita l’esecuzione di ulteriori esami diagnostici.
Nello specifico, i cosiddetti “esami di II livello” sono principalmente:
- colposcopia: consiste nell’osservazione diretta della cervice uterina tramite illuminazione e colorazione dei tessuti e permette di ottenere ulteriori campioni bioptici;
- HPV DNA: si tratta di un test che consente di tipizzare lo specifico tipo di virus che ha infettato le cellule, in modo da valutare la percentuale di rischio di trasformazione in cancro;
- biopsia: è la procedura che permette di ottenere una diagnosi definitiva e certa.
A seguito di diagnosi di cancro alla cervice, possono essere prescritti altri esami come:
- tomografia computerizzata (TC);
- risonanza magnetica;
- tomografia a emissione di positroni (PET).
HPV DNA test
Gli studi medici compiuti negli ultimi anni stanno spingendo sempre più gli organismi di controllo sanitari alla sostituzione del pap test con l’HPV DNA test come esame di prima scelta per le donne over 30-35; questo perché si rivelerebbe più preciso e permetterebbe di ridurre la frequenza necessaria allo screening.
In alcune regioni italiane è già possibile richiederlo, anche se non viene proposto prima dei 30 anni e deve essere ripetuto ogni 5 anni se risulta negativo; un risultato positivo, invece, richiede l’esecuzione di un pap test e, se ancora positivo, di una colposcopia.
Il motivo per cui l’HPV DNA test non viene proposto al di sotto dei 30 anni è molto semplice: il virus, tra i giovani, è molto più frequente, così come lo è la sua regressione totalmente spontanea. Di conseguenza, i risultati (falsi) positivi sarebbero molti di più e causerebbero solo stress e pressione psicologica nelle pazienti.
Come si cura la displasia cervicale?
La displasia cervicale può essere trattata seguendo metodiche differenti. I fattori che influiscono sulla scelta delle tecniche da seguire dipendono dall’estensione e dalla gravità della patologia, dall’età della paziente, dal suo desiderio di gravidanze future e dall’eventuale presenza di altri problemi ginecologici.
In ogni caso, lo scopo principale del trattamento della displasia cervicale è uno solo: asportare la lesione per arrestare lo sviluppo del cancro. A prescindere dal trattamento messo in atto, però, esiste sempre la possibilità che la patologia si ripresenti; solitamente non comporta grossi problemi, ma solo se viene diagnosticata per tempo, altrimenti potrebbe comunque trasformarsi in cancro.
Proprio per questo, è molto importante continuare a sottoporsi a controlli periodici (tramite colposcopia) ogni 3 mesi durante il primo anno dopo la terapia, ogni 6 mesi durante l’anno successivo e poi 1 volta l’anno per tutta la vita.
Ecco i principali trattamenti della displasia cervicale:
Laser ad acido carbonico
Il laser ad acido carbonico sfrutta un piccolo raggio di luce infrarossa per vaporizzare (cioè distruggere trasformando in vapore) le cellule risultate anomale. Si tratta di un raggio invisibile all’occhio umano, che può essere messo a fuoco dalla lente del colposcopio su un puntino piccolissimo.
La tecnica è molto accurata, dato che l’area e la profondità di azione del raggio possono essere controllate in modo molto preciso; basti pensare che oltre il 90% delle pazienti guarisce con un unico trattamento.
Gli studi hanno confermato e dimostrato che il laser ad acido carbonico non influisce sulla fertilità, né sui meccanismi di una futura gravidanza. Consiste in una tecnica innocua, semplice e indolore che viene eseguita in anestesia locale; alle pazienti viene somministrato un antidolorifico 30 minuti prima dell’intervento, in modo da alleviare eventuali crampi mestruali successivi al trattamento e, alla fine, si può verificare un lieve sanguinamento.
LEEP (Loop Electrosurgical Excision Procedure)
L’acronimo LEEP indica una procedura di taglio elettrochirurgico con ansa; in pratica, si utilizza un piccolo cappio carico elettricamente per rimuovere la displasia. Si tratta di una tecnica molto vantaggiosa perché si esegue rapidamente e fornisce un campione a forma di cono o di cilindro che può essere successivamente analizzato in laboratorio. Inoltre, si rivela molto utile per la displasia a carico del canale endocervicale.
Il trattamento viene eseguito in anestesia locale. I sintomi che possono verificarsi una volta terminato includono crampi simili a quelli mestruali e un lieve sanguinamento.
Escissione
L’escissione tramite ansa diatermica delle zona di trasformazione è un altro trattamento eseguito in anestesia locale ampiamente utilizzato in caso di lesioni estese che possono indurre un parto pretermine per incompetenza cervicale.
Se l’escissione deve essere ripetuta e si arriva a 3 interventi, è opportuno prendere in considerazione un’isterectomia (cioè l’asportazione dell’utero).
Crioterapia
La crioterapia prevede l’utilizzo del freddo per congelare e, quindi, danneggiare in modo irreversibile le cellule anomale. Si effettua in regime ambulatoriale, è poco invasivo e non comporta alcun effetto collaterale.
Conizzazione (biopsia a cono)
La conizzazione, o biopsia a cono, consiste in un intervento chirurgico che comporta l’asportazione di una porzione della cervice a forma di cono. Si esegue in regime di ricovero in day-hospital e può essere effettuata in 3 modi:
- mediante laser (laser-conizzazione);
- con il bisturi (conizzazione a lama fredda);
- con metodo a macroago, combinata volendo con un D&C (dilatazione e curettage) per esaminare le cellule più alte dell’utero.
La conizzazione ha finalità sia diagnostiche, sia terapeutiche: un cono asportato per ottenere una diagnosi, infatti, può anche risolvere il problema, dato che le cellule anomale potrebbero essere concentrate nella zona asportata. In alcuni casi, invece, la conizzazione può essere selezionata come trattamento per la displasia, soprattutto se quest’ultima è estesa anche al canale cervicale.
Displasia cervicale e impatto emotivo
Di fronte a una diagnosi di lesione pre-cancerosa del collo dell’utero, una paziente può subire un impatto emotivo molto simile a quello scatenato dalla diagnosi di cancro.
Sorpresa e sconcerto sono le emozioni principali che una donna prova a seguito di un pap test positivo e non sempre le rassicurazioni del personale medico riescono ad andare a buon fine. Il percorso diagnostico viene vissuto, infatti, con ansia e preoccupazione, con il costante timore che il cancro possa essere dietro l’angolo. Molte donne hanno paura di non poter avere figli e, quindi di essere colpite dritte nella loro femminilità.
Le preoccupazioni tendono ad aumentare, poi, quando si scopre che la displasia cervicale è stata causata dall’infezione da papilloma virus HPV che, come già detto, si trasmette sessualmente; la paziente prova dapprima disagio e vergogna, poi paura e incertezza.
In ogni caso, una diagnosi di displasia cervicale lascia un segno indelebile in tutte le donne e determina in ognuna di esse dei profondi cambiamenti:
- a livello clinico, perché l’eliminazione delle lesioni non rappresenta una totale liberazione, dato che possono sempre verificarsi delle recidive. Ciò non consente di abbassare la guarda e di vivere perennemente in ansia;
- a livello relazionale, soprattutto sessuale, in quanto si ha il costante timore di poter nuovamente contrarre il virus e provare ancora vergogna e disagio.
Il disagio può essere talmente tanto pesante e difficile da gestire da far sentire le pazienti incapaci di affrontare la situazione al meglio delle proprie capacità fisiche e mentali; e qui subentra la necessità di un sostegno psicologico, che possa aiutarle a metabolizzare la propria condizione e supportarle verso la guarigione.
Sono molte le donne che si sentono incomprese; al dolore fisico, quindi, si aggiunge il trauma psicologico di non essere credute o di essere accusate di enfatizzare troppo la propria paura.
Una donna che ha ricevuto una diagnosi di displasia cervicale, quindi, ha bisogno non solo di una valida equipe medica, che possa seguirla dal punto di vista clinico, ma anche di uno psicoterapeuta specializzato in patologie oncologiche e del supporto di amici e familiari. Al contempo, anche l’informazione in merito alla trasmissione dell’HPV e all’esistenza di un vaccino che ne previene l’infezione è fondamentale: ancora oggi si sa ben poco, le donne sono poco informate e sono davvero poche coloro che decidono spontaneamente di vaccinarsi.
Purtroppo, solo quando si contrae la displasia cervicale si aprono gli occhi e si capisce la vera importanza della prevenzione, che comprende screening e test di routine da dover compiere soprattutto in età fertile, facendo affidamento sul proprio ginecologo e non abbassando mai la guardia.
Sensibilizzare e diffondere consapevolezza nel pubblico femminile, attraverso una corretta informazione, è il primo passo per prevenire non solo il cancro all’utero, ma anche lo stato d’animo che accompagna l’iter di diagnosi e cure. E in questo, medici, psicoterapeuti, insegnanti, genitori e famiglie devono compiere la propria parte, affinché questa patologia non venga sottovalutata.

AUTORE
Dott.ssa Cristina Passadore
Ginecologo Milano
La Dott.ssa Cristina Passadore è una specialista in Ginecologia e Ostetricia con oltre due decenni di esperienza a Milano. Con una vasta esperienza clinica accumulata in istituzioni prestigiose come l’Istituto Europeo di Oncologia e l’Ospedale San Raffaele.
Il suo interesse per il benessere completo della donna, sia fisico che spirituale, si riflette nell’approccio olistico e attento che adotta con ogni paziente. La Dott.ssa Passadore è anche una Specialista Referente del Consolato Americano per la cura di pazienti stranieri e una Consulente Tecnica d’Ufficio del Tribunale di Milano.