La vulvovaginite da Candida rappresenta una delle infezioni genitali più comuni tra le donne in età riproduttiva, con una prevalenza che oscilla tra il 20% e il 30% di tutti i casi osservati. Dati epidemiologici evidenziano come circa il 75% delle donne esperirà almeno un episodio di candidiasi vulvovaginale nella vita, e tra queste, il 40-50% avrà una recidiva nel breve periodo. Inoltre, una quota pari al 5% della popolazione femminile adulta e in buona salute affronta forme croniche recidivanti, con più di 4 episodi all’anno, nonostante l’impiego di un trattamento antimicotico mirato.

Sintomi della Vulvovaginite da Candida

Il sintomo principale è il prurito intenso nella zona vulvare, accompagnato talvolta da bruciore, in particolare dopo la minzione, e da dolore durante i rapporti sessuali. La vulva si presenta arrossata e gonfia, con possibile estensione dell’eritema all’area perineale e presenza di fissurazioni cutanee ed escoriazioni causate dal grattamento. Anche la mucosa vaginale può mostrarsi arrossata in circa un quarto dei casi, e frequentemente si osserva congestione della cervice.

Tipiche sono le secrezioni vaginali di aspetto simile alla “ricotta“, bianche, dense e inodore, composte da agglomerati di ife e cellule epiteliali desquamate, a volte presenti come placche bianche fortemente aderenti alle mucose e difficili da rimuovere. Non sempre l’infezione si manifesta con sintomi evidenti: in alcuni casi, i segnali possono limitarsi a una lieve sensazione di fastidio o bruciore, con segni obiettivi poco chiari e aspecifici. Questo accade soprattutto nelle forme croniche trattate ripetutamente con imidazolici o causate da specie di Candida non albicans.

La diagnosi di vulvovaginite da Candida è solitamente effettuata dal ginecologo sulla base dei sintomi e segni clinici. Tuttavia, l’esame colturale diventa essenziale per una diagnosi certa e documentata, o per escludere la presenza di altri agenti patogeni che potrebbero compromettere la salute e la fertilità della paziente, come la Chlamydia e i Micoplasmi. In questi casi, le recidive sono spesso legate a una carenza dell’immunità specifica contro la Candida. Benché esistano numerose specie di Candida, la tipizzazione tramite tampone vaginale rivela che nel 70-80% dei casi la specie responsabile è Candida albicans, seguita da Candida glabrata e, in misura minore, Candida krusei e Candida tropicalis.

Cause della Vulvovaginite da Candida

La Candida è un microrganismo opportunista che si trova frequentemente nella flora vaginale (10-30% delle donne in età fertile), pronto a replicarsi e diventare patogeno quando le condizioni lo permettono. Ciò fa sì che la candidiasi vaginale sia considerata più un’infezione endogena opportunistica che non un’infezione esogena trasmessa sessualmente, quest’ultima ipotesi accettata solo in una minoranza di casi.

Fattori predisponenti includono il diabete mal controllato, diete ricche di zuccheri, l’equilibrio ormonale legato agli estrogeni, in particolare durante la gravidanza e in caso di sindrome dell’ovaio micro/policistico, l’uso prolungato di antibiotici, stati di immunodepressione, l’uso di contraccettivi ormonali, indossare abiti aderenti o sintetici che impediscono la traspirazione, abitudini igieniche inappropriate e alcune pratiche sessuali. La persistenza e la frequenza delle recidive possono essere dovute a reinfezioni endogene o esogene, incomplete eradicazioni del microrganismo a livello vaginale, coinvolgimento di specie non Albicans meno sensibili agli azoli, possibili resistenze al fluconazolo, deficit dell’imm

unità cellulo-mediata, risposte di tipo allergico e differenze nella risposta immunitaria legate a fattori genetici.

Un elemento chiave nella cronicizzazione delle vaginiti da Candida è la disbiosi intestinale, che può compromettere l’equilibrio della mucosa intestinale e della flora batterica, influenzando negativamente le difese immunitarie dell’organismo e favorendo così la proliferazione della Candida. La terapia dovrebbe quindi essere globale, mirando al ripristino dell’equilibrio intestinale e vaginale e al rafforzamento delle difese immunitarie, oltre al trattamento dell’infezione in sé.

L’approccio alla vulvovaginite da Candida richiede una visione olistica che consideri non solo il trattamento locale dell’infezione ma anche la modulazione dei fattori predisponenti e la cura dell’equilibrio generale dell’organismo.